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A cura di Ilaria Maida
La mappa Numerosophica è racchiusa nel proprio nome, cognome e data di nascita. Essa ci conduce al tesoro della Conoscenza di noi stessi e può essere un grande aiuto nel Lavoro su di sé.
Ogni numero possiede la propria vibrazione individuale ed il proprio significato e, se ci si apre ad esso, diviene una “porta” sulla storia di noi stessi e della nostra anima.
Platone la definiva “Il più elevato livello di saggezza” e Pitagora si riferiva ad essa come “l’essenza dell’armonia cosmica ed interiore”
Cristiana Caria sulla Numerosophia
La Numerosophia è una Scienza Sacra conosciuta sin dai tempi di Platone e prima ancora di Pitagora.
Si basa sullo studio dei Numeri: Energie primeve, vibrazioni Archetipiche. Gli Archetipi sono simboli universali conosciuti da sempre, da tutte le civiltà. Racchiudono in sé la mitologia, l’arte, le fiabe; ma anche i sogni, i colori e le forme geometriche.
Attraverso la lettura della nostra mappa Numerosophica è possibile sciogliere i blocchi interiori, allinearci agli archetipi che ci caratterizzano arrivando a una sinergia armonica delle energie che compongono la vibrazione unica che è l’essenza di ognuno di noi. I numeri della nostra mappa sono una guida chiara verso le nostre abilità, verso i nostri talenti, che a volte potremmo non sapere di avere; ci aiutano a integrare i lati ombra e a imparare lezioni karmiche, non intese come punizioni ma come intenti precisi che vogliono rivelarsi.
“L’uomo è un microcosmo legato al macrocosmo da una corrispondenza simbolica” – Rossetti –Oiger “Le carte dei numeri”.
Chi offre la lettura ha come intento quello di aiutare a uscire dal buio dell’inconsapevolezza.
“Non possiamo eliminare il buio. Ma possiamo accendere una luce” – Shurta Fasan
A chi si rivolge?
A chi fa un lavoro su di sé; a chi è curioso – la curiosità è una guida -; a chi sente un richiamo verso i numeri; a chi “incontra” frequentemente uno o più numeri; a chi è in un loop temporale e continua a rivivere sempre lo stesso problema. Ma la Numerosophia non è uno strumento divinatorio. Non prediciamo il futuro ma vogliamo offrire uno strumento di libertà, per uscire dalla sofferenza creata dalla propria inconsapevolezza.
“C’è un’immensa quantità di sofferenza che non viene dalla vita ma dagli illusori problemi che genera la mente inconsapevole” – Eckhart Tolle
La mia esperienza
Sono sempre stata attirata dai numeri, sin da piccolissima. Ma l’incontro con la mia prima insegnante di Numerosophia, Jlenia Cericola, è avvenuto solo in età adulta. È stato subito, alla prima lezione, che ho avuto un grande dono: ho visto che nei miei numeri, nella sinfonia vibratoria che mi compone, come mi piace chiamare l’insieme dei numeri che compongono una Mappa personale, c’era una ferita di abbandono. È stato in quel preciso istante che ho sentito aprirsi e dissolversi una morsa all’altezza del centro del petto, che non sapevo di avere fino a quel momento. L’abbandono era nei miei numeri. Chiunque altro al mio posto, con dei numeri diversi, avrebbe vissuto quella stessa esperienza in modo differente, magari avrebbe avuto un ottimo rapporto con quella figura genitoriale che se ne era andata quando aveva 6 mesi, non l’avrebbe vissuta come una cosa personale creandosi un mondo, una vita sull’ombra di quella ferita (perché per me era uno dei numeri Ombra); non l’avrebbe vissuto come qualcosa di personale. Perché non lo era. E ho sentito un moto di compassione e di gratitudine verso quel genitore: ha fatto quello che “ha fatto perché l’ha fatto” avrebbe detto Igor Sibaldi parlando del vero significato del Per-Dono; ha fatto quello che ha fatto perché era l’unica cosa che potesse fare, non era colpa sua. E io l’ho vissuta così perché era l’unica cosa che potessi fare (era nei miei numeri!), non era colpa mia. In un attimo la resa, il perdono, la comprensione, la gratitudine. E tutto ciò era fisico: tremito freddo, poi un gran caldo, e la sensazione che i miei muscoli fossero tutti più rilassati.
Lo stesso miracolo di liberazione l’ho vissuto con tante persone che si sono aperte a questa lettura. In particolare, qui, voglio raccontarne una: mi trovo all’estero. Un’amica che sa dove mi trovo conosce bene una donna, Y, che abita lì. Le parla della Numerosophia e Y fa di tutto per poterci vedere, sarei partita dopo pochi giorni e avevo mille cose già fissate da fare, ma riusciamo a incastrare le nostre agende. Durante tutta la lettura, nonostante sia molto gentile con me e molto educata, la sento distante, quasi resistente. Mi metto subito in discussione: uno dei miei numeri ombra è l’insicurezza, ma me lo ricordo, lo vedo, l’accolgo, e così, invece di cercare di essere performante e di cercare di fare un’ottima impressione, di tirare fuori da chi avevo di fronte approvazione (oltretutto ci aveva presentate un’amica comune!), lascio scorrere, che accada quello che è, mi affido, permettendo così anche a chi ho di fronte di essere quello che è, senza caricarla di giudizio perché il suo comportamento non corrisponde alle aspettative che quel lato ombra avrebbe avuto se avesse agito nella mia inconsapevolezza. Così mi affido a quello che i numeri mi fanno vedere e a quello che sento venire da lei ed è così che vedo che la composizione di alcuni suoi numeri le rendono impossibile aprirsi: la reputazione, il giudizio altrui… . Il mio compito però non è di dirle cosa deve fare o non fare, ma più semplicemente offrire la possibilità di vedere dei meccanismi che ci compongono, dei quali siamo spesso inconsapevoli, e che ci portano per questo a soffrire. Offro la lettura con questo intento e accade il primo miracolo, forse più inconsapevole che altro: quella maschera di mondo perfetto si incrina e mi parla del fidanzato, dei dubbi che ha e del fatto che non vuole lasciarlo perché lui ha avuto una vita difficile, una famiglia che non lo ha mai realmente amato. Ma nei suoi numeri non sono presenti archetipi, vibrazioni di Angelo custode . Sono invece presenti vibrazioni di mancanza d’amore paterno, di bisogno di dimostrare quanto vale per guadagnarsi l’amore e l’approvazione degli altri, di tenere su una maschera per non far vedere la propria fragilità. È sufficiente questo, far vedere cosa agisce in noi mediante le vibrazioni che ci compongono, per avere consapevolezza. La consapevolezza porta ad aprirsi, a lasciare fluire la vita. Questo porta il dono della guarigione delle ferite, del sollievo, dell’apertura all’amore. Y sorride poco prima di alzarsi dalla sedia, ed è il primo sorriso vero, sincero, che le vedo fare. La sento più leggera, quella leggerezza che deriva dall’accoglienza di quel che si è, senza sentirsi in colpa, senza il bisogno di incolpare altri per quello che si è, e anzi riuscire, forse per la prima volta, a liberarli, a perdonarli, ad amarli. Lo so perché lo sento dentro, perché il miracolo della vita che fluisce portando via il grigio della sofferenza illusoria dell’inconsapevolezza è un dono che coinvolge tutti.
“Nutrendo le radici invisibili dell’Essere, ovvero la connessione tra la nostra personalità e l’Essere che siamo, tutto consegue e viene in sovrappiù” – Pier Giorgio Caselli – ScuolaNonScuola
Possa la luce della consapevolezza splendere intorno a noi e migliorare il mondo.
Ilaria Maida